06 febbraio 2007

Non c’è storia, il mio non verbale continua a parlare…

È quasi come una maledizione. Qualsiasi pensiero mi passi per la testa si riflette sulla faccia. È un po’ la storia della lucertola che passa sulla fronte, quella che racconti ai bambini quando dicono una bugia

“ecco, vedi cosa succede se menti? ti è appena passata una lucertola sulla fronte”

e il bambino che si tocca (la fronte). Oddio, se dovessi convivere con una lucertola nei capelli che mi passa davanti agli occhi senza che me ne accorga, mi toccherei pur’io, per scaramanzia.

Comunque, dicevo. C’ho la faccia che parla. E non solo quando apro bocca.
Una delle mie prof. all’Università mi diceva che mi “televisionavo”. Cioè, assumevo una certa espressione ogni volta che mi passava per la testa qualcosa. E così, ogni due minuti di conversazione mi chiedeva “A cosa stai pensando?”. Mi diceva che facevo sentire stupide le persone che avevo davanti. Che la mia faccia prendeva un’espressione tale che chi mi parlava si chiedeva cosa avesse detto di sbagliato. In realtà io pensavo solamente ai cavoli miei. Non che non ascoltassi, ma prendevo quello che mi veniva detto e ci costruivo il mio castello di pensieri.

In appartamento, il ragazzo di una mia amica si divertiva a guardarci parlare perché, oltre a gesticolare da brave italiane, avevamo una mimica facciale invidiabile. “Ma quante facce sapete fare, voi!” ci diceva con il suo accento tedesco. Per lui era come essere al teatro. Dell’assurdo.

Ok, il mio non verbale parla. E devo dire che mi risparmia pure un sacco di fatica, quando devo far capire che non è aria. Ma ha pure i suoi effetti collaterali.
Passi, quando qualcuno ti tira una pezza perché il tuo sopracciglio si è alzato di mezzo centimetro mentre ti diceva quella determinata cosa.
Passi anche, (ma non troppo), che la gente che mi interessa e che mi sta più simpatica all’inizio creda di starmi in quel posto.
Ma che l’unica serata in cui esco, dopo settimane di reclusione da tesi, il cameriere mi chieda “Perché mi hai guardato con quella faccia?”, porgendomi il terzo spritz, ecco, no. Questo non lo accetto.