25 febbraio 2006

Lacrime invisibili, ma non al cuore

"A volte mi manchi così tanto che ho paura di non farcela"
-Jack Twist-

23 febbraio 2006

Gentilezza, questa sconosciuta

Strano, riesco ancora a meravigliarmi.

Qualche giorno fa, tra tutte le persone che s’accalcavano per prendere il regionale al binario 2, la prima non ne voleva sapere di far scendere il capotreno. Continuava a tentare di salire le scalette e di varcare la porta, senza darle il tempo di aprirsi. La conclusione era sempre la stessa: questa si richiudeva lasciando fuori l’intelligentone di turno. Nonostante l’incoraggiamento da più parti per riparare la porta, che qualche problema effettivamente ce l’aveva, questa cosa non era una sua preoccupazione. Chi se ne frega, no? Quel posto vicino al finestrino DEVE essere MIO!!!

Con il mio trolley mi dirigo verso la stazione. È lunedì e io vorrei fare qualsiasi altra cosa tranne un viaggio di più di tre ore. Mi s’avvicina una venezuelana per chiedermi dove ci sono i treni. Visto che devo fare la stessa strada ci metto meno a dirle di seguirmi che a darle indicazioni (che è poi una cosa che mi riesce malissimo ;)). Cinque minuti, qualche chiacchiera e mezzo Km dopo mi lascia con un “Tu sì che sei una persona gentile. Grazie”. Gentile? Grazie? Ma di che? Non è normale essere così? O forse ci dimentichiamo troppo presto di tutte le volte che abbiamo avuto bisogno noi di una cosa così semplice come un’indicazione? E magari non l’abbiamo avuta…

Acqua & Sapone: una signora non trova 60 centesimi e quindi non riesce a chiudere il conto. Dopo 10 minuti che rovista nel portafoglio e che la cassiera la guarda continuandole a ripetere l’importo mancante, un ragazzo si avvicina e dà 1 euro alla cassiera. Allora esistono gli alieni, mi sono detta. Caduta nell’errore che un paragrafo prima criticavo.

Sono sull’autobus e una massa di studenti si riversa dalla porta centrale. Quella dell’uscita. Investe vecchiette, smalta contro i pali di sostegno chiunque incontri il loro zaino che non può toccare il pavimento. Deve essere un nuovo gioco in cui chi, in autobus, si cala lo zaino per primo perde. Quando andavo alle superiori io non esisteva. Peccato, avevo un’occasione in più per essere gentile… ho sbagliato anno di nascita.

Ancora sull’autobus, entra un’anziana piena di borse. Un giovane si alza per lasciarle il posto. “Eh caro, non sono mica così vecchia” dice un po’ seccata. Ma se lui non si fosse alzato il fumetto che sarebbe uscito dalla sua bocca sarebbe stato “Questi giovani d’oggi”. Dove sta qui la gentilezza?

Mi fermo qui e continuo a meravigliarmi. Non è un punto e basta, solo un punto e a capo.

19 febbraio 2006

Meteoropatia a Milano

Mi esprimo, da perfetta ignorante quale sono al proposito, su una città di grigio gusto.
Ieri per la prima volta ho calcato il suolo milanese, per pochi metri e nelle zone sbagliate, evidentemente.

A dir la verità avevo già visto la Stazione Centrale e la metropolitana di ritorno da un interrail in Spagna e Portogallo. Credevo ci fossero delle differenze tra il sottosuolo e la superficie: mi sbagliavo.

La dea bendata doveva aver deciso di far giocare qualcun altro a moscacieca, o forse qualche villano le aveva sporcato la pezzuola che stava centrifugando nella lavatrice. Fatto sta che in questo viaggio alla ricerca di un aiuto dal cielo, l’unica cosa caduta dall’alto è stata la pioggia.

Un cielo di ghisa alla Brizzi non l’avevo mai visto (sì, lo so, lui parla di Bologna, ma la ghisa è universale no?): grigio, stinto, triste.
Il mio umore lottava contro la copertura dello smog, contro le decadenti facciate in cui l’unico colore è quello della tovaglia che viene sbattuta fuori dalla finestra dopo pranzo, contro muri di cartelloni elettorali in cui Berlusconi sorride felice (a Milano perde un po’ del suo colore anche lui, però).

E all’improvviso il maltempo ha sferrato il suo attacco…
Non era solo la pioggia, l’alzata alle cinque e mezza del mattino (concorrenza sleale alle galline della nonna ;)), i ritardi dei treni o le due misere ore concessemi da chi avrebbe dovuto seguirmi ben di più.
Era la sensazione di essere oppressa da tutto quel NON. Non colore, non sapore, non e basta insomma.

La prossima volta chiederò a Giuliacci le previsioni, così almeno riuscirò a raggiungere il centro e darci un’occhiata senza annegare (questa volta non ci sono nemmeno arrivata…).
Magari se sono fortunata trovo anche Costantino che, “Bello Dentro” lui, ha lo stesso effetto della varechina: cancella anche i colori più tenaci.

15 febbraio 2006

Amicable Valentine

In ritardo di un giorno, ma arrivo. Non ho mica scelto Fastweb, IO.
Scusa Valentino, e tanti auguri ;p

E per tutti gli innamorati che non credono alla magia dei numeri…

“Did you ever hear of amicable numbers?
They’re like perfect numbers, but instead of being the sum of their own divisors, they’re the sum of each other’s divisors.
In the Middle Ages, people used to carve amicable numbers onto pieces of fruit -they’d eat the first piece themselves – and then feed the other one to their lover.
It was a mathematical aphrodisiac.”

(Alex Galt, Mathematical Aphrodisiac in
"True tales of American Life")

… non serve "Cosmopolitan" per ricredersi ;)

12 febbraio 2006

P.P. (che non sta per Proprietà Privata)

E va bene, hanno vinto le “maledette storte”.



Così almeno non dovrò più costringere nessuno a mantenere attivo l’anonimato ;)
Scelta? Beh, le lettere con me non hanno mai perso, semmai il contrario. Sono io che mi sono persa con loro.
Vivo di parole, respiro parole, scrivo parole, penso parole, taccio parole. E quando sono arrabbiata I feel sick di parole.

E allora, eccovi il vostro premio, carissime: il P.P. (Primo Post).