23 febbraio 2006

Gentilezza, questa sconosciuta

Strano, riesco ancora a meravigliarmi.

Qualche giorno fa, tra tutte le persone che s’accalcavano per prendere il regionale al binario 2, la prima non ne voleva sapere di far scendere il capotreno. Continuava a tentare di salire le scalette e di varcare la porta, senza darle il tempo di aprirsi. La conclusione era sempre la stessa: questa si richiudeva lasciando fuori l’intelligentone di turno. Nonostante l’incoraggiamento da più parti per riparare la porta, che qualche problema effettivamente ce l’aveva, questa cosa non era una sua preoccupazione. Chi se ne frega, no? Quel posto vicino al finestrino DEVE essere MIO!!!

Con il mio trolley mi dirigo verso la stazione. È lunedì e io vorrei fare qualsiasi altra cosa tranne un viaggio di più di tre ore. Mi s’avvicina una venezuelana per chiedermi dove ci sono i treni. Visto che devo fare la stessa strada ci metto meno a dirle di seguirmi che a darle indicazioni (che è poi una cosa che mi riesce malissimo ;)). Cinque minuti, qualche chiacchiera e mezzo Km dopo mi lascia con un “Tu sì che sei una persona gentile. Grazie”. Gentile? Grazie? Ma di che? Non è normale essere così? O forse ci dimentichiamo troppo presto di tutte le volte che abbiamo avuto bisogno noi di una cosa così semplice come un’indicazione? E magari non l’abbiamo avuta…

Acqua & Sapone: una signora non trova 60 centesimi e quindi non riesce a chiudere il conto. Dopo 10 minuti che rovista nel portafoglio e che la cassiera la guarda continuandole a ripetere l’importo mancante, un ragazzo si avvicina e dà 1 euro alla cassiera. Allora esistono gli alieni, mi sono detta. Caduta nell’errore che un paragrafo prima criticavo.

Sono sull’autobus e una massa di studenti si riversa dalla porta centrale. Quella dell’uscita. Investe vecchiette, smalta contro i pali di sostegno chiunque incontri il loro zaino che non può toccare il pavimento. Deve essere un nuovo gioco in cui chi, in autobus, si cala lo zaino per primo perde. Quando andavo alle superiori io non esisteva. Peccato, avevo un’occasione in più per essere gentile… ho sbagliato anno di nascita.

Ancora sull’autobus, entra un’anziana piena di borse. Un giovane si alza per lasciarle il posto. “Eh caro, non sono mica così vecchia” dice un po’ seccata. Ma se lui non si fosse alzato il fumetto che sarebbe uscito dalla sua bocca sarebbe stato “Questi giovani d’oggi”. Dove sta qui la gentilezza?

Mi fermo qui e continuo a meravigliarmi. Non è un punto e basta, solo un punto e a capo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

È fantastico come i tuoi post mi facciano sempre pensare alle peggiori abitudini romane.

Perché qui, salire sull'autobus (anzi, sull'auto) dalle porte laterali è considerata una vera stranezza.

lime ha detto...

Essere caput mundi comporta onori. E oneri. Anche in negativo ;)

E' molto più probabile, però, che in un'era di globalizzazione anche le abitudini lottino per non rimanere indietro. In certi casi, aggiungerei un "purtroppo".

Anonimo ha detto...

in effetti, hai fatto stupire anche me

_il giovane che lasciò lì l'euro doveva essere molto spazientito dall'attesa!