05 marzo 2006

Un po' d'ordine

Ho sempre invidiato Mary Poppins.

Nella sua borsa ci stava di tutto, mentre io nella mia fatico a metterci la Moleskine, la penna, il portafoglio, il cellulare e il libro che sto leggendo. Figurati un attaccapanni o lo sciroppo col cucchiaio!

Ma più di tutto, quello che volevo assolutamente imparare a fare era schioccare le dita e riordinare le mie cianfrusaglie. Quando ero piccola la mia camera non conosceva pietà: quando ci passavo sembrava si fosse abbattuto un ciclone. Il mio secondo nome era Attila… per la verità, in quell’unno un po’ mi ci riconoscevo.
Una volta, per ripicca credo, la mia stanza decise che alcuni vestiti sarebbero stati meglio fuori dalla finestra… mamma fu il braccio dell’operazione “Order Keeping”…

Col tempo ho imparato ad apprezzare l’ordine. Non l’ordine perfetto, quello che non ti ci puoi muovere, che se ti sposti di mezzo mm l’elemento fuori posto sei tu, ma l’ordine personale, quello vissuto, quello in cui sei tu il demiurgo che crea la propria stella danzante dal caos (Nietzsche, perdonami).

L’unico luogo in cui IordineI vorrei fosse una parola in valore assoluto è al lavoro.
Questo non significa mancanza di fogli fuori posto o di quella percentuale di confusione calcolata come costante nelle agenzie. E nemmeno l’eliminazione di brainstorming che fanno cozzare idee e cervelli.
Vuol dire solo che non vorrei ritrovarmi a recitare la preghierina a Sant’Antonio ogni volta che mi viene chiesto di cercare qualcosa, e che non vorrei “mela effare” miliardi di bit parsi su 6 diversi computer per NON trovare la versione definitiva. Sparita chissà dove tra 0, 1 e infinito.

E non si tratta solo di ordine fisico.

Mary Poppins era così fantasticamente “ordinata” nelle idee e nell’organizzazione che se vedeva una giostra di cavalli in un disegno a gesso, beh, diamine, la festa era proprio lì e lei già faceva parte degli invitati. Il suo ordine prevedeva che i pinguini ti portassero da bere, le tartarughe ti trasportassero sul loro guscio e gli animali fossero delle ugole d’oro. Il tutto con impeccabile savoir faire e nei tempi previsti.

Ogni idea ha mille sfaccettature e un suo ordine necessario alla realizzazione.

Non è un ordine universalmente riconosciuto, Mary Poppins esce da ogni schema.
È solo una questione di riuscire ad uscire dalla finestra invece che dalla porta, ascoltare invece che gridare, provare a non cristallizzare la creatività, per una volta.

Ma certi, purtroppo, non avranno mai il dono di prendere un thè sul soffitto al ritmo di una risata. Nemmeno con la fantasia.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sto iniziando a fare ordine - definitivo - sulla mia scrivania.
Ovvio che il pensiero torna anche a quell'altra, di scrivania.
E a quando venivo sgridata per qualcosa fuori posto quando invece loro... beh, lo sai.

Resisti.

Anonimo ha detto...

ordine è fantasia. è una cosa speciale, è vero...

lime ha detto...

leetah: ci sto provando... Certo che mi viene sempre di più la tentazione di "abbandono scrivania allo stato brado". Una volta provo a emulare chi sta nella stanza accanto ;)Dici che ce la posso fare?

erbasalvia: è speciale provare a cambiare prospettiva, qualche volta...

kla ha detto...

Cambiare prospettiva: mi fa venire in mente L'attimo fuggente. Il prof. Robin Williams invitava i ragazzi a salire in piedi sui banchi per vedere le cose da un punto di vista diverso. E a me questa cosa è rimasta davvero impressa e ne ha fatto uno dei film che preferisco.
A volte sono gli eventi che ti cambiano la prospettiva, quando avviene puoi star certa che è un momento forte della tua vita ed è molto probabile che te lo ricorderai...A volte sono i momenti che mi godo di più, o che mi assassinano di più...