27 febbraio 2008

Primo passo: riempire i vuoti

Che non significa riempire i “morti” - come si dice in Veneto - ossia le bottiglie di vino/birra/liquore scolate.

Ieri, mattinata a Trento per portare in appartamento il minimo indispensabile.
La mia nuova singola era un vuoto, che ho deciso di non riempire come l’ultima stanza a Trieste. Sette anni avevano dato i loro frutti: a momenti per tornare mi serviva un furgoncino per i traslochi.
Le mie nuovi chiavi erano un vuoto, con il loro scialbo talloncino di plastica blu agganciato a un cerchio e la mancanza dell’unica chiave davvero utile, quella del portone d’ingresso del condominio.
L’armadio era un vuoto e i cassetti e la scrivania, immensa e di forma strana che ho già immaginato il mio pieno personale.
Il letto era un vuoto, con il materasso e il cuscino di quel grigio-azzurrino che aspettano di essere incappucciati da un velo di colore.
I muri erano un vuoto. Piccole macchioline di scotch a ricordare che qualcuno era già stato lì e li aveva resi vivi con foto e ricordi.
La finestra era un vuoto, riempito con una tenda. Spalancata dava su un vuoto ancora più grande i cui bordi erano maestose montagne. E guardando in basso c’erano tanti pentolini, somiglianti a studenti di Economia, che mangiavano i loro panini nel grande cortile di facoltà.
L’appartamento era un semi-vuoto: 2 inquiline su 4.
Trento era un vuoto perché ancora tutto da scoprire.
Le persone erano un vuoto bianco su cui imparare a scrivere le loro storie.

Crea un certo vuoto avere tanti vuoti da riempire di nuovo. È come ricominciare tutto da capo in un posto nuovo, tra gente nuova, con compiti nuovi. Il tutto senza sapere come andrà.
Allo stesso tempo, però, mi sento una scatola piena: il mio contenuto preme da ogni parte per uscire e andare a riempire i vuoti che ci sono. Perché alla fine riempirli senza rendersene conto sembra una magia e ti accorgi di averla fatta solo dopo che è avvenuta.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Spirito pronto e parole a portata di mano.
Sei in gran forma, lime.

:)

S.

kla ha detto...

Non penso che per te sarà un problema riempire questi vuoti e semi-vuoti che ti ritrovi davanti. Forse per questione di comodità, come dici, sarebbe meglio non riempirli ptroppo erché poi ti chiedi come diamine hai fatto a farci stare tutta quella roba e come farai a portarla via...
Il vuoto è una costante nella vita dei "nomadi", e a volte fa paura o almeno un po' di inquietudine. Ma spesso questi "nomadi" scoprono che il vuoto è solo quello che rimane dopo il loro passaggio in chi li ha incontrati. L'importante è riempirlo bene, quando è il momento, poi non importa: meglio un furgoncino dei traslochi che un rimpianto.;-)
In bocca al lupo!!
kla

Anonimo ha detto...

A distanza di un anno quindi ti ritrovi in una situazione simile alla mia.
Città nuova, lavoro nuovo, persone nuove (beh, almeno ti risparmi il trauma della lingua nuova ;-)Tutto molto eccitante e spaventevole al tempo stesso.
Mi raccomando buttati, gira, fai, conosci.

A mio parere i primi 2 mesi sono sempre un po' duri ma poi i vuoti si riempiono di cose che neanche pensavamo di avere.

un grande in bocca al lupo!

Planetzero

lime ha detto...

Crepi! :)

lime